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lunedì 27 gennaio 2014

Il surriscaldamento globale è inequivocabile

The Changing Planet. Il surriscaldamento globale è inequivocabile. Durante il XX secolo l' aumento di 0,6° delle temperature globali ha innalzato di 20 cm il livello marino e questo è un peccato: le Biodiversità sono a rischio. Il recente rapporto “Clima, cambiamenti climatici globali e loro impatto sul territorio nazionale" comprova l’esplicito ed indubbio consenso della Comunità Scientifica internazionale... 



Il confronto quantitativo fra le variazioni attuali e i dati storici e paleoclimatici indica che i cambiamenti in atto rappresentano un evento nuovo rispetto a quanto si conosce relativamente al periodo precedente l’era industriale. Negli ultimi 150 anni, la temperatura superficiale globale del nostro pianeta è aumentata di un valore compreso fra 0.6 e 0.8 °C. Le analisi condotte dalla NASA hanno mostrato che gli otto anni più caldi dell'ultimo secolo si sono verificati tutti dopo il 1998. Un'apposita commissione scientifica dell'Accademia Nazionale delle Scienze degli USA, su richiesta del Congresso statunitense, ha riconsiderato i dati storici e di ricostruzione climatica degli ultimi mille anni (mediante l'analisi di pollini, anelli degli alberi, estensione dei ghiacciai ecc.) ed ha concluso che quasi sicuramente le temperature globali medie delle ultime decadi sono state più alte che in qualunque altro periodo, di lunghezza confrontabile, negli ultimi quattrocento anni. Inoltre, è plausibile che, nelle ultime decadi, l'emisfero nord del nostro pianeta sia stato addirittura più caldo che in qualunque altro periodo, di lunghezza confrontabile, negli ultimi mille anni. Il lavoro del Comitato Intergovernativo per lo studio dei Cambiamenti Climatici (IPCC), dopo un attento esame degli articoli pubblicati nella letteratura scientifica internazionale con procedura di "peer-review" ed un'ampia discussione scientifica che ha coinvolto migliaia di ricercatori, ha concluso nel 4° rapporto tecnico pubblicato nel 2007 che il "il riscaldamento globale è inequivocabile". Il riscaldamento globale sta inducendo importanti effetti sull'atmosfera, sull'idrosfera, sulla criosfera, sulla biosfera e sulla complessa rete di interazioni e di cicli biogeochimici che intercorrono fra loro. Le temperature globali più alte sono associate ad un maggior contenuto di calore delle acque oceaniche, sia in superficie che in profondità, come mostrato in fig. 4. A causa della dilatazione termica dell'acqua e della fusione dei ghiacci terrestri, nell'ultimo secolo il livello del mare è aumentato di circa 1.8 mm/anno, con notevoli differenze da un bacino ad un altro e una forte tendenza all'accelerazione della crescita nelle ultime decadi. Nei prossimi decenni, l'aumento del livello dell'acqua potrà portare alla scomparsa di numerosi territori abitati in prossimità di coste basse o dei grandi delta fluviali. Questo aspetto risulta preoccupante anche per quanto riguarda le coste del Mediterraneo, ove vi sono grandi concentrazioni di popolazione proprio nella zona passibile di sommersione marina o di danni
da parte delle onde. Inoltre, l'analisi dei dati relativi al nord Atlantico ha indicato che la maggiore temperatura oceanica ha portato ad un aumento dell'intensità degli uragani, con ovvie conseguenze negative sulle regioni da essi colpite e possibili estensioni dei danni anche a regioni abitualmente immuni. Infine, la quantità di ghiaccio marino nella regione polare artica è diminuita fortemente, sia in copertura totale che in spessore. Nel settembre 2007, l'area coperta dai ghiacci ha toccato il minimo storico di 4.1 milioni di km2, una perdita di circa la metà rispetto ai valori degli anni '50. Dal 1975 al 2000, lo spessore medio del ghiaccio marino artico è diminuito di circa il 33%, da 3.7 a 2.5 metri circa. L'aumento delle temperature ha avuto conseguenze rilevanti su molte specie animali e vegetali, sia terrestri che acquatiche, che negli ultimi decenni hanno modificato i propri areali di distribuzione, spostandosi verso nord nell'emisfero boreale e/o verso altitudini maggiori nelle zone montane. Non tutte le specie rispondono allo stesso modo al riscaldamento globale, con il rischio di sfasamento ("mismatch") fra le varie componenti delle comunità biologiche naturali possibile perdita di biodiversità e cambiamento radicale, o eventualmente collasso, di alcuni ecosistemi. Questo problema è amplificato dalla attuale forte frammentazione degli habitat naturali dovuta ad ostacoli di origine antropica (città, autostrade e linee ferroviarie, alvei fluviali artificiali), che possono impedire gli spostamenti di piante ed animali e indurre estinzioni locali o globali di molte specie. Un riscaldamento così consistente del pianeta potrà avere importanti effetti anche sulla salute. Nel gennaio 2008, l'Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS), ha stilato un documento in cui si sottolineano i rischi per la salute associati al riscaldamento globale e la necessità di misure sia di mitigazione che di adattamento. La figura 5 mostra un diagramma di flusso con cui l'OMS indica in modo semplificato la catena di effetti del cambiamento climatico e le aree ove è necessaria un'azione internazionale. Fra i maggiori rischi previsti, vi è l'aumento e l'espansione di malattie portate da agenti patogeni che beneficiano delle temperature più alte, le patologie connesse alla carenza di acqua potabile e gli effetti degli eventi estremi come l'ondata di calore dell'estate 2003 in Europa (Fonte: Volume omonimo gentilmente offerto on line dall'ISAC CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima)

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